venerdì 15 febbraio 2013

INTERVISTE: SIGNORI E SIGNORI...
IL "CAPITANO" LUCA GAMBA

Andiamo a presentare uno dei ragazzi icona dell'ambiente cestistico trevigliese... Bergamasco doc di nascita, con passati da giocatore di Serie A, andiamo a conoscere Luca Gamba, nella nuova versione di coach giovanile e senior all'interno del progetto dell'SBT Treviglio...


 E: Ciao Lù! Grazie mille per aver dato la disponibilità di parlare di pallacanestro assieme a noi attraverso questa intervista.. Sarà ovviamente un misto di domande goliardiche e analisi serie e puntigliose come solo Errebi sa fare! Carico??

L.G: Carichissimo,altrimenti non avrei risposto così velocemente a questa intervista…Che mi hai dato il 17 dicembre!









E: Okey.. Iniziamo dalle giovanili! Inizi a giocare tardi (16-17 anni se non erro) in quel di Seriate.. Poi arrivi a Treviglio in prima squadra e diventi immediatamente giocatore determinante! Nei primi anni della tua carriera, i vari allenatori (a Seriate non so chi avevi..poi Devicenzi,Vanoncini, Meneguzzo) che ti hanno avuto, cosa ti han trasmesso? Sia a livello di passione, che a livello prettamente tecnico-tattico...
L.G: Ho iniziato a giocare a 14 anni,non prendevo nemmeno in considerazione il basket,ovviamente negherò a oltranza,ma praticavo uno sport inferiore…il calcio,poi il mio allenatore che era il presidente del Nosari Basket(vediamo se sei preparato veramente:chi è stato nel Nosari?) mi mandò a fare qualche allenamento…ero più portato per il basket che per l’altro sport. Primo allenatore Michele Fortis,in campo etica del lavoro e rispetto delle regole,fuori un fratello maggiore. Dopo 2 anni Mattioli e Ballini vennero a casa mia per convincermi a venire a Treviglio,dopo una dura fase di convincimento durata se non ricordo male tre minuti decisi accettai. Prima visita ufficiale a Treviglio:retro bottega di Mattioli:”giocherai play”…anche Alberto qualche C….la dice. Per fortuna Silvio non lo ascoltò. Passare in una realtà conosciuta a livello nazionale è un bel salto,quantità di allenamenti,intensità,aspettative ben diverse,e Silvio ha avuto il gran pregio di non far mai sembrare un lavoro quell’esperienza,ma quello che deve essere:divertimento,che non vuol dire scendere in campo come se si fosse al campetto,ma capire che per divertirsi veramente in uno sport si deve sempre dare il 100%,certo era più facile una volta,se venivi cacciato dall’allenamento non ci si sognava nemmeno di criticare la scelta,e le sentivi su anche a casa. E’ stata poi la volta di Vanoncini,anzi,dello Sgano,a livello giovanile il più divertente in palestra(come allenamenti…ma anche come persona),e da un punto di vista tecnico un altro passo avanti. Dopo un anno con l’accoppiata Devicenzi-Vanoncini conclusa con finali nazionali juniores e promozione in B1 è stata la volta di Meneguzzo,il “benvenuto” nel basket professionistico,a livello di club ne ho avuto solo uno più duro di lui,ma ho sempre pensato che avere un allenatore simpatico e amico che non ti insegna nulla sia inutile,ho sempre preferito allenatori che mi hanno massacrato in palestra ma che a fine anno mi avevano lasciato qualcosa di tecnico,e Meneguzzo è uno di questi,mi ha preparato credo nel migliore dei modi al salto di categoria…beh,non proprio subito,mi ha allenato 3 anni,e mi ha detto la verità più grande di tutte:se vuoi avere la possibilità di giocare in qualsiasi squadra tu vada devi difendere,se sei un buon attaccante non è detto…ovvio che se non sai nemmeno palleggiare è dura lo stesso…
E: Le ottime annate nella Mauri ti valgono la chiamata in Serie A di Pistoia.. Cosa voleva dire per te all'epoca un passaggio così veloce nel basket che conta davvero? Un esperienza che ricordi di questi anni e una persona che ti sta più a cuore dell'ambiente pistoiese di allora..
L.G: In quel momento era tutto,ero pronto a qualsiasi compromesso pur di giocare in serie A,volevo provare a confrontarmi con quelli veri,ed ero disposto anche ad andare un anno all’estero pur di svincolarmi,infatti ero andato a provare per una squadra tedesca,ed ero ormai convinto di andare la’,ma alle 7 di mattina dell’ultimo giorno di mercato mi chiamarono per andare a Bologna a firmare per Pistoia,entro mezzogiorno. Beh da ricordare il mio esordio,alla quarta di campionato a Bologna sponda Virtus,vengo messo dentro più o meno a 5 minuti dalla fine sotto di un bel po’,faccio anche canestro,così al martedì mattina mi ripresento carico in palestra…riunione…in squadra avevo gente come Crippa,Gay,Vescovi,Minto,gli americani…allenatore Dodo Rusconi…la sostanza è stata che anche se sono entrato a 5 dalla fine sotto di 20 era colpa mia…chiari segnali di come funzionava. Però Pistoia era anche la piazza che alla presentazione della squadra ad agosto riempiva il palazzetto. E la persona che non posso non ricordare è Andrea Camata…mio coinquilino per due anni,una delle persone più buone che conosca,e per fortuna,perché 215 cm per 140 kg se lo fai cattivo può essere un problema,dico solo che le persone normali quando giocano a “fare a pacche” il massimo che fanno è un pugno un po’ forte…ecco…lui toglieva la porta dai cardini e mi picchiava con quella.
E: Poi il passaggio a Reggio Emilia... Anni importanti, forse i migliori fra i professionisti! Specialista difensivo, ma pedina importante dalla panchina anche offensivamente.. Reggio è storicamente una piazza importante a livello giovanile, svelaci un segreto di questa società solida anche tutt'ora nonostante il momento attuale generale...
L.G: Ho avuto la fortuna di essere sempre stato più gratificato da una buona difesa che da un buon attacco,se poi ci aggiungi che trovare attaccanti migliori in serie A non è poi così difficile il passo verso specialista difensivo è stato un attimo. Tolto il periodo iniziale con un tipo che non vale la pena ricordare dal punto di vista della mia crescita,la mia esperienza reggiana è legata a Marcelletti,quello più duro di Meneguzzo,capace di massacrarti per come hai parcheggiato fuori dal palazzetto e di farti cambiare l’angolo di blocco…a calci…letteralmente…ma anche quello che mi ha insegnato più di tutti a giocare,che se te lo meritavi ti faceva sempre giocare che fossi americano o italano,veterano o sedicenne,non faceva distinzioni in campo,e soprattutto grosso sostenitore della difesa. Il segreto di Reggio? Il budget ridotto:fare squadre di giovani era una necessità. Certo poi devi essere bravo a mettere in pratica la cosa,e lì lo sono,investono sugli allenatori,che devono creare giocatori per la serie A e vincere scudettini non è la priorità, e reclutano in tutta Italia i giovani,che detto così uno pensa che sia facile in questo modo,certo,però poi devi avere l’allenatore in prima squadra che ha le palle di mettere dentro il sedicenne,anche in un finale punto a punto,cosa che a Reggio succede.
E: Reggio, proprio perchè ci vedeva lungo (ahahah) ti manda a Milano per un giovane di belle speranze (Mordente). Era una delle prime annate del ritorno dell'Olimpia.. Cosa ricordi dell'ambiente di allora? Possono esserci dei punti in comune con l'attuale Armani Jeans che nonostante un roster più attrezzato non riesce a vincere?
L.G: Solo un pazzo non avrebbe preso Mordente…comunque non è andata proprio così,se non sei un giocatore importante parte delle tue fortune in serie A dipendono dalla scelta degli americani,e quell’anno non fu particolarmente felice per me,l’anno dopo sì perché tornai a Reggio. Nel frattempo ¾ di campionato a Milano,una realtà diversa da tutte,indipendentemente dal momento storico l’Olimpia è sempre l’Olimpia,respiri un’aria diversa,è la storia della pallacanestro,tutte le altre società hanno un po’ di aria di famiglia,l’Olimpia no,è un’istituzione,difficile da spiegare a parole,a Reggio magari fanno un servizio sul Resto del Carlino,a Milano lo fanno su sport week della Gazzetta. Rispetto a quando sono stato io all’Olimpia non penso ci siano molti punti di contatto,quella che ho conosciuto era una società molto legata al suo passato di cui era orgogliosa grazie alla presenza di persone che ne avevano fatto parte,dove il massaggiatore era ancora quello che aveva vinto le coppe campioni degli anni 80,il GM era Cappellari che ti raccontava delle trasferte delle finali contro Livorno,il presidente era Peterson (che mi disse che ero al livello di Gallinari in difesa,ovviamente Vittorio,ma che in attacco lui era meglio…ho pensato al ritiro),quella di adesso non la conosco, non c’è nessuno che c’era già allora,non c’è più nemmeno Fiero il Guerriero,e i roster di quegli anni non sono paragonabili a quelli di adesso,adesso dovrebbero puntare all’Eurolega,ai tempi ai playoff…ovviamente non raggiunti.
E: Un compagno di squadra ed un avversario di queste stagioni nella massima serie che ti è rimasto più dentro e, ovviamente, per quale motivo...
L.G: Avversari ne dico 2. Il primo è il più forte,ho avuto la “fortuna” di giocare contro giocatori come Danilovic,Ginobili,Esposito,Myers e altri di quel livello,e di dovermeli marcare tutti,ma uno forte come Henry Williams mai marcato,e sempre corretto. Il secondo è il mio giocatore preferito,e cestisticamente il più intelligente:Pittis,uno spettacolo da osservare in difesa e da guardare in attacco(ricordando che gli ultimi anni aveva un problema alla mano e praticamente non tirava più),che dopo una partita mi fece i complimenti,magari era tanto per dire,ma mi fecero piacere. Come compagno invece dico Cecco Vescovi,giocatore fortissimo e persona super, che al mio primo anno in serie A mi ha insegnato come stare in campo che ogni allenamento ha cercato di insegnarmi qualcosa…ovviamente non c’è riuscito.
E: Ritorni a Treviglio e passi stagioni importanti nelle quali la Blubasket sfiora la salita in Legadue! Cosa è mancato davvero nelle due stagione delle finali di Pesaro e Trapani?
L.G: Beh contro Pesaro è mancato davvero…il roster di Pesaro,abbiamo fatto i numeri ad arrivare in finale e a giocarci tutte le partite,delle 4 finaliste eravamo senza gara i più scarsi…sulla carta. E fidati che ancora non rende,ti dico solo che i nostri giovani erano tali Raffaele Braga e Andrea Nissoli. Contro Trapani invece sono mancate 3 partite,abbiamo sbagliato solo una delle ultime undici gare,eravamo in formissima,se fosse stato al meglio delle 5 gare sono convinto che saremmo passati noi,purtroppo andata e ritorno e differenza canestri…oppure io e guaro abbiamo venduto la partita…perché ho dovuto sentire anche questa.
E: Esattamente come all'attuale capitano Reati, ti chiediamo di farci il tuo personale quintetto di Treviglio delle stagioni nel quale hai militato con la casacca biancoblu..
L.G: Si ma Davide ha giocato solo negli ultimi anni a Treviglio,io anche nel secolo scorso,quindi ne faccio 2:
team 900:Biffi,Arrigoni,Gatti,Tirel,Codevilla…Mazzotti dalla panchina
team 2000:Guarino,Nanut,Gori,Guerci,Degli Agosti…ovviamente il giovane è Reati…Non tu!
E: Dopo le annate a Piacenza, con gli infortuni al ginocchio decidi di appendere le scarpe al chiodo e intraprendere una carriera da allenatore.. Aprendo un negozio (Slam Dunk) a Treviglio hai sposato appieno il progetto SBT! Ci spieghi in che consiste questo progetto e, specificamente, il tuo ruolo all'interno come Allenatore della D Regionale e dell'Under 19 Provinciale..
L.G: Sulla carta il progetto è interessante:a Treviglio quando finisci le giovanili o vai a giocare nella Comark (giusto un attimo improbabile) o vai a giocare nei paesi vicini,ma comunque senza una continuità;l’idea quindi è quella di dare un punto d’arrivo a chi fa le giovanili SBT,e un modo per crescere “forzatamente” gli under 19 inserendoli già in un concetto di squadra senior…se ci fosse un buon allenatore ci sarebbero buone possibilità di riuscita.

E: Buona squadra Under 19 che con l'aggiunta di tre senior (Nissoli, Mongini e Gamba) cercate di inseguire la salvezza, anche se l'obiettivo principale è far crescere i giovani... Analisi e autocritiche (se ce ne sono) verificando il lavoro svolto da settembre ad oggi!
L.G: Il primo problema che ho avuto è stato sicuramente capire come far convivere giocatori esperti che vedono e sono abituati ad un basket evoluto e ragazzi che sono invece abituati ad un basket estremamente semplice,problema sicuramente ingrandito dalla mia totale inesperienza come allenatore. Autocritiche da farmi direi che ho solo l’imbarazzo della scelta,giusto per dirne una li ho catapultati in un concetto di squadra senior senza periodo di transizione,e probabilmente non è stato un bene…qualcuno ha detto che fino all’anno scorso avevano un gioco e io l’ho distrutto….ah no scusa…quello era uno dei mie obiettivi e ci sono riuscito…
E: Un allenatore avuto a cui ti ispiri per andare in palestra coi giovani trevigliesi... E un limiti che senti di avere in palestra sotto questa veste che vorresti acquisire da un altro coach avuto!
L.G: Da buon ex-giocatore la prima cosa che ho pensato è stata “non farò gli errori di questo o di quell’allenatore perché allenare è difficile ma non così difficile come lo fanno sembrare loro”…e invece è veramente così difficile!!!...e allora poi vado a ripescare da questo o da quell’allenatore le cose che mi rendevano più interessante,divertente e utile l’allenamento,il tutto poi ridimensionato su ragazzi che fanno l’under 19 provinciale e non su professionisti. Mi piacerebbe dire che mi ispiro a Cece o a Lino (non ne cito altri perché si parlerebbe di più di un decennio fa…e non ho così tanta memoria),ma sono ad anni luce da certe conoscenze del basket…nel ruolo di allenatore,ed è quello che sento come il mio grosso limite,so una cosa,la so fare,ma non sempre so come insegnarla ai ragazzi,e più la cosa è semplice più faccio fatica perchè la do per scontata come lo era nel basket che facevo…altra cosa che mi piacerebbe rubare a gente come Marcelletti o Meneguzzo è quel rompere le palle,anche cattivo a volte, che diventa però carica per i ragazzi,invece a me viene naturale rivolgermi come gli allenatori si rivolgevano a me…cioè…da giocatore rompevo molto di più.
Ovviamente la vera risposta è che mi ispiro a te,ho anche il furgone adesso…
E: Limiti dei ragazzi nel basket di oggi giorno, rispetto al livello certamente superiore dei tuoi tempi...
L.G: Il paragone coi miei tempi è decisamente ingeneroso,ho avuto la fortuna di essere giovane in un periodo di allenatori eccezionali(che infatti ora sono praticamente tutti in serie A) che avevano a disposizione dei talenti clamorosi. E quindi,ed è solo la mia idea,da un punto di vista tecnico i limiti sono quelli che secondo me hanno tutti gli sport in questo momento,cioè che la parte atletica del gioco ha acquisito troppa importanza a discapito della parte tecnica,problema ingrandito dal fatto che i ragazzi guardano troppa NBA,la pallacanestro è un’altra cosa. Poi caratterialmente non sono abituati a lottare per ottenere le cose,esempio più volte sentito ma vero e che rende l’idea,se una volta venivi mandato a casa dall’allenatore sentivi la tua parte anche quando arrivavi a casa,ora ti ritrovi i genitori in palestra. Detto questo a “scusante” dei ragazzi va detto che i regolamenti,che nelle teste di quei geni che li pensano servirebbero per far crescere i giovani,hanno quasi azzerato intere annate. Concludo questo delirio con una citazione :”a 21 anni non sei un giovane,sei già vecchio…o sei un giocatore o non lo sei”…Predrag Danilovic.

E: Ottimo, ringraziandoti ancora una volta, un saluto da parte tua ai lettori di 1000basketblog (mi raccomando..non vale la pubblicità occulta!)..

L.G: Beh,più che un saluto vorrei scusarmi per la lunghezza delle risposte,ma non mi hai fatto una domanda che non fosse seria,con Padova,Locatelli o Montagnosi,nonostante la loro universalmente riconosciuta serietà non è stato riservato lo stesso trattamento,sembro uno serio così,uno che ci crede.

ERREBI

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