martedì 24 novembre 2009

L'ala Da Ros croce e delizia di Treviglio


L'ala Da Ros croce e delizia di Treviglio


Solo tre canestri, ma che canestri. Il primo: palla in post basso, palleggio, giro sul piede perno e due punti in testa all'avversario. Il secondo: ricezione su uno scarico e schiaffetto alla retina dai 6,25. Il terzo: partenza in palleggio da nove metri, arresto e tiro con annesso controllo del corpo sotto pressione e «ciuff». Nonostante la poliedricità caratterizzi parecchi giocatori nel basket moderno, teoricamente le tre esecuzioni non dovrebbero appartenere al bagaglio tecnico di un solo elemento: il primo è un centro, la seconda una guardia, la terza un'ala. Non sono molti quelli che possono vantare una tale completezza. Uno è Matteo Da Ros. Otto punti per lui domenica nella vittoria della Comark su Omegna, nella quale ha piazzato altri tre lampi, tre stoppate mozzafiato una delle quali a 5 secondi dalla fine su Picazio. Non una gara eccezionale, ma proprio per questo l'ennesima dimostrazione di quanto questo giocatore sia «croce e delizia» per la Comark.




Nella sua apparizione fra secondo e terzo quarto, a parte due stoppate (peraltro di gran fattura e tempismo), è stato a dir poco abulico. Entra e sbaglia due tiri; si trova nelle condizioni di sfruttare un miss match in post basso contro Scrocco e non vede letteralmente un pallone, in concorso di colpa con i compagni sul perimetro. Esce brontolando a mo' di «pentola di fagioli», un atteggiamento poco costruttivo visto già (parecchie) altre volte. Poi, come detto, nell'ultimo quarto si sprigiona quel talento da lacrime agli occhi con cui ha «impacchettato» Emanuele Rossi. E al terzo canestro spunta un sorriso da bambinone. Qual è il vero Da Ros? Anche a Treviglio non sono ancora arrivati a un giudizio definitivo. La sensazione è che sia un campione sul punto di esplodere, ma è difficile decifrarlo per via di un carattere non semplicissimo. Ovviamente il campione, oltre che da quelle mani di seta purissima, deve uscire dalla sua testa: prima la piena maturità viene in soccorso, prima Da Ros diventa un giocatore da piano di sopra. Curiosamente sembrano le stesse parole spese in passato per Davide Reati, anche lui enigmatico da imberbe ma adesso solido (e continuo) quintettista di alto livello. Speriamo che la parabola si ripeta. Magari in fretta. O. S.


Rassegna stampa del 24-11-2009
Fonte: L’Eco di Bergamo

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