martedì 22 settembre 2009

Scariolo, l'Italia che vincenel basket senza azzurri




L’Europeo alla Spagna del tecnico bresciano, che in finale travolge la giovane Serbia 85-63
FRANCO MONTORRO da LA STAMPA


Battendo la Serbia 85-63 la Spagna campione del mondo e vicecampione olimpica sale per la 1ª volta sul gradino più alto degli Europei e lo fa con in panchina Sergio Scariolo, secondo allenatore italiano a conquistare il trofeo continentale dopo Sandro Gamba con l'Italia nel 1983. Passaporti aggiornati alla mano, per noi ci sarebbe da considerare anche Bogdan Tanjevic, tecnico montenegrino degli azzurri nel trionfo a Parigi 1999. La curiosità oggi amara è che entrambi i nostri trionfi agli Europei sono arrivati in finale contro la Spagna e che oggi, per la prima volta, non eravamo presenti al girone finale della manifestazione, sconfitti e beffati sia in fase di qualificazione che di ripescaggio al termine di 12 mesi che hanno confermato la nostra povertà. O forse la nostra anomalia di scuola che produce scarsi e strani frutti: giocatori da Nba incapaci a lasciare il segno in Europa e allenatori costretti a lasciare l'Italia o mai richiamati che si prendono soddisfazioni altrove, ma che soprattutto soddisfazioni le portano ad altri. Di Ettore Messina, prima a Mosca e poi a Madrid fra qualche sirena Nba ma neanche un sms dalla Federbasket, si sa forse quasi tutto. Meno di Sergio Scariolo, classe 1961, laurea in legge appesa per bellezza e una carriera da tecnico, in Italia, sempre controcorrente. In salita già al grande esordio da capoallenatore vincente a Pesaro, inizio anni '90, quando la cravatta e il gel nei capelli gli attirarono gli strali della parte più conservatrice ma all'epoca più potente dello star system degli allenatori italiani. Passò alla Fortitudo Bologna e la rimodellò da argilla a ceramica, ma per gelosie mai chiarite il proprietario lo esonerò condannandosi a una luna stagione di sconfitte. Scariolo dopo un po' interpretò per primo e nel migliore dei modi una sorta di Bosman applicata agli allenatori, andandosene in Spagna. Prima tappa Vitoria, Paesi Baschi: una specie di Svizzera in Spagna, ovvero un "cantone" con larga autonomia e larghissime facilitazioni fiscali che hanno fatto del Tau l'unica, vera rivale al duopolio consolidato Real Madrid-Barcellona. Scariolo arriva, vince e convince anche senza conquistare il titolo assoluto ma ingolosendo il Real Madrid che gli affida un ruolo da supervisore e il tecnico si vede compensato dalla conquista del titolo nella Liga, bissato poi nel 2006 ma a Malaga. Nel campionato iberico Scariolo vanta il miglior palmarès da tecnico straniero: 214 vittorie su 314 partite. Ma se per l'attività principale è la Russia a tentarlo, nel 2009 con il Khimki, la Nazionale più forte d'Europa - la Spagna appunto - si ricorda di lui: fiducia ripagata come scritto nel migliore dei modi, abbattendo a Katowice un antico tabù continentale. Impresa per nulla facile, rallentata all'inizio del torneo da un paio di scivoloni inattesi, ma compiuta da un coach che nessuno cita come perfetto stratega o come massimo motivatore, ma che in Italia dovremmo rimpiangere come sintesi di grande allenatore regalato ad altri. Regalato, sì, non proprio come Capello nel calcio, ma ciliegina su una torta che peraltro nella nostra pallacanestro nessuno sa più preparare. Anche se chef Ettore Messina sarebbe ancora disponibile, ci accontentiamo delle rimanenze e non abbiamo primizie. Dunque rimaniamo clamorosamente a digiuno, nonostante il presidente del Coni, Gianni Petrucci, se la prenda con i tecnici che allenano all'estero. Ma facendo fare scorpacciate agli altri.

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