mercoledì 16 settembre 2009

INTERVISTA A STEFANO VANONCINI


E' durato più di un decennio, con un intervallo di tre stagioni, il rapportotra Treviglio e Stefano Vanoncini l'attuale coach della Fileni Jesi.“Fare l'allenatore era una cosa che mi piaceva molto all'epoca del mio esordionel settore giovanile dell'Or.Sa Treviglio. Arrivai dopo il corso allenatoretenuto da Vincenzo Lolli che mi volle come suo assistente. Tempo neavevo in quanto ero iscritto all'Università dove facevo finta di studiare”Allora - come oggi - Treviglio credeva nei giovani.“Si la società ci credeva molto e stava per iniziare la sua attività di reclutamentonella provincia e oltre. Erano gli anni in cui i giovani allevati finivanoa giocare in prima squadra perché questo era l'obiettivo primario.Ricordo che nell'84 vincemmo il primo titolo regionale juniores per lasocietà con Bertoletti, Zonca, Foglio, Brambilla, Lecchi e Cece Ciocca comeplaymaker. C'era molta soddisfazione per questa attività che stava diventandoun lavoro”.Rimanesti fino all'anno dopo la fusione con Osio Sotto.“Sì in quella stagione feci il vice a Lorenzo Caputo e disputammo la serieB con una squadra Junior più Cece. Poi forte dell'esperienza acquisitaandai a Porto San Giorgio a lavorare come assistente della prima squadrae nel settore giovanile. Tornai a Treviglio per la stagione 92/93 per fare il vice a Silvio Devicenzi e adallenare insieme a Marco Conti gli junior e i cadetti nazionali”.E l'anno dopo finalmente la promozione in B 1.“Si fu una stagione esaltante. Lavorare con Silvio fu molto gratificante per me c'era molta sintonia etanta sinergia tra di noi nel lavoro. Di quelle due stagioni però ricordo con piacere che sia con i cadettiche con gli junior arrivammo nelle finali nazionali”.



Da lì in poi inizia il tuo viaggio nel mondo della B e poi della A come capo allenatore e vice: si può
dire che Treviglio è stato il tuo trampolino di lancio?

“Come dicono gli americani per me Treviglio è stata l'Alma Mater. Lì mi sono formato come allenatore ed ho impostato i miei principi ed i miei capisaldi tra i quali il più importante per me è che l'allenatore lavora per far crescere la società in cui si trova. Con quel bagaglio me ne andai a fare il capo allenatore in B dove ottenni parecchie soddisfazioni. Poi capii che pur avendo avuto un bagaglio di esperienze al pari di altri miei colleghi di settori giovanili di società di serie A per poterci arrivare io che provenivo dalla B avrei dovuto passare da un'altra porta. Ed ecco allora le scelte di Napoli e Montegranaro come vice”.

Oggi sei a Jesi in Legadue e sei capo allenatore per la prima volta … in più hai “ritrovato” Alberto
Rossini.


“Attendevo di conoscere le scelte di Montegranaro quando Jesi mi fece l'offerta inaspettata che poi, visti i tentennamenti della Sutor, accettai. Contavo di arrivare in A come capo allenatore nella società dove ero stato vice ed invece ho accelerato i tempi. E sono finito nella squadra in cui Rossini è capitano. Mi viene da dire che il cerchio si chiude e che lo stagno della pallacanestro è veramente piccolo. E' vero non ci siamo mai incrociati dopo Treviglio. Lui è un importante catalizzatore ed un punto di riferimento per me e per una squadra nuova interamente come la nostra. In verità sembra strano ma con Alberto è come se ci fossimo sempre visti come se il filo annodato a Treviglio non si fosse mai spezzato. Mi auguro che questa prima esperienza comune possa essere soddisfacente per noi e soprattutto per Jesi”.

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