Sono passati 2 mesi da quando Roberto Nardecchia , grande arbitro di Serie A e grande uomo(nella foto qui alto), ha scritto queste parole , poco è cambiato . Come redazione di 1000basketblog siamo pronti a lanciare diverse iniziative legate alla solidarietà ai fratelli de l'Aquila.Cominciamo proponendovi questo scritto di Nardecchia e alle foto della visita dei Globetrotters nella città terremotata.
Il testo è tratto dal profilo facebook di Luca Maggiti che si sta adoperando , grazie alla collaborazione di Stefano Vanoncini , a rendere possibile la partecipazione ad un torneo a Bergamo di una squadra di ragazzini de l'Aquila (erreemme)
GLI HARLEM GLOBETROTTERS A L'AQUILA!
by Luca Maggitti18 foto
Visita degli Harlem Globetrotters a L'Aquila.
Foto archivio Roberto Nardecchia.Foto Fabio Iuliano.
Chi non ha provato mai a far girare il pallone su un dito, a farselo rotolare su per il braccio, intorno al collo e poi giù per l’altro braccio, a passarlo facendo finta di guardare da un’altra parte, chi non ha fatto mai almeno una di queste cose non capirà mai l’emozione che si percepiva Lunedi 4 Maggio 2009 a L’Aquila, durante la visita degli Harlem.“Ma sono quelli veri, proprio loro?” è stata la risposta del Prefetto Guido Bertolaso, deus ex machina della splendida Protezione Civile italiana, quando il sottoscritto, molto timidamente, gli prospettava qualche giorno fa la possibilità di averli in città, potendoli portare in una tendopoli e magari ad un incontro con lui, il Prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli, il Comandante della Scuola della Guardia di Finanza, generale Fabrizio Lisi, ed il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Dino Meneghin
Ed erano proprio quelli veri, con in testa quello splendido istrione di Special K, quelli che alle 11 di mattina sono arrivati a L’Aquila per una giornata di una valenza morale e di una portata di solidarietà davvero unica al mondo e, soprattutto, indimenticabile.Potete immaginare prima lo stupore dei finanzieri di guardia al passo carraio e poi di quelli all’interno della Scuola, pur avvezzi in questi giorni a veder girare nei loro spazi personalità di ogni genere, nel veder scendere dai due pulman 10 ragazzoni in tute smaglianti rosso fuoco, seguiti dagli “sparring partners” abituali dei Washington Generals, da tutto lo staff e da Dino Meneghin, ambasciatore speciale del nostro basket
Potete immaginare lo stesso stupore e l’entusiasmo avvertito dalle autorità, che hanno accolto tutti nella sala briefing, sede fissa in questi giorni delle continue riunioni ai massimi livelli, compreso uno storico Consiglio dei Ministri, e che hanno partecipato ad una sentita e niente affatto formale cerimonia di accoglienza.Potete immaginare l’incredulità di tutti i presenti nell’immensa sede della Direzione operativa di crisi, il Dicomac, tra Vigili del Fuoco, addetti della Protezione Civile, militari di ogni forza e personale dei vari enti territoriali, che hanno fatto la fila per vedere, fotografare o solo ammirare chi, dal canto proprio, era interessato allo stesso livello per curiosare tra le varie particolarità della sala, tra cui la postazione del G8, già operativa con l’alacrità e la perfezione che contraddistingue chi sta operando in questi giorni a L’Aquila.Potete anche immaginare tutto questo, o una parte magari di questo, ma non potrete mai immaginare quanto abbia riempito i cuori il sorriso contagioso stampato sulla faccia di tutti i ragazzi e comunque di tutti gli occupanti la tendopoli di Piazza d’Armi, la sede naturale delle attività della Scuola Minibasket L’Aquila e dell’Aquila Basket in tempi non di guerra (non è un’esagerazione, il nostro scenario attuale è questo, con palazzi che sembrano bombardati, una città quasi senza abitanti e senza attività, attraversata da mezzi militari di ogni genere, con gli elicotteri che volteggiano di continuo e una parte consistente della popolazione sparsa in ogni luogo in una triste diaspora com’era quella ebraica o com’è ora quella palestinese).
Potete immaginare lo stesso stupore e l’entusiasmo avvertito dalle autorità, che hanno accolto tutti nella sala briefing, sede fissa in questi giorni delle continue riunioni ai massimi livelli, compreso uno storico Consiglio dei Ministri, e che hanno partecipato ad una sentita e niente affatto formale cerimonia di accoglienza.Potete immaginare l’incredulità di tutti i presenti nell’immensa sede della Direzione operativa di crisi, il Dicomac, tra Vigili del Fuoco, addetti della Protezione Civile, militari di ogni forza e personale dei vari enti territoriali, che hanno fatto la fila per vedere, fotografare o solo ammirare chi, dal canto proprio, era interessato allo stesso livello per curiosare tra le varie particolarità della sala, tra cui la postazione del G8, già operativa con l’alacrità e la perfezione che contraddistingue chi sta operando in questi giorni a L’Aquila.Potete anche immaginare tutto questo, o una parte magari di questo, ma non potrete mai immaginare quanto abbia riempito i cuori il sorriso contagioso stampato sulla faccia di tutti i ragazzi e comunque di tutti gli occupanti la tendopoli di Piazza d’Armi, la sede naturale delle attività della Scuola Minibasket L’Aquila e dell’Aquila Basket in tempi non di guerra (non è un’esagerazione, il nostro scenario attuale è questo, con palazzi che sembrano bombardati, una città quasi senza abitanti e senza attività, attraversata da mezzi militari di ogni genere, con gli elicotteri che volteggiano di continuo e una parte consistente della popolazione sparsa in ogni luogo in una triste diaspora com’era quella ebraica o com’è ora quella palestinese).
Non potrete mai immaginare le risate e l’allegria dei ragazzi nel vedere gli Harlem nel loro vecchio playground, nel vederli mettersi in circolo per improvvisare uno spettacolo su due piedi, coinvolgendo a turno qualcuno di loro, né potrete mai immaginare la loro felicità nel vederli prestarsi a tutte le loro richieste, tutte, una foto, un autografo e poi ancora uno, ancora uno, ancora uno.Non potrete mai immaginare lo stupore di tutti, me compreso, nel vederli mettersi in fila per pranzare nel caldo asfissiante del tendone mensa, rinunciando a qualunque percorso privilegiato, aspettando oltre mezzora passo dopo passo, senza telefonini e senza i-pod, il proprio turno per mettere nel vassoio un piatto di plastica con conchiglie al pesto e uno di pollo con piselli, mangiando poi accanto ad una vecchietta senza denti che rideva e che magari, senza magari, neanche sapeva chi fossero.Non potrete immaginare tutto questo, né la sorpresa nel vederli svuotare il vassoio come tutti nel cestone dei rifiuti, nel vederli prestarsi agli ultimi autografi o foto, nel vederli poi in pullman osservare come una scolaresca attaccati ai vetri gli appartamenti sventrati verso l’autostrada, e nel vederli infine salutare con la mano prima di entrare al casello.E visto che non potete immaginare fino in fondo tutto questo, per una volta in questo mese non siete stati fortunati come chi, invece, ha visto tutto questo da vicino, come chi ha visto come in un sogno giocare gli Harlem sul proprio campetto, come chi sta lottando con dignità e coraggio per ritrovare le proprie abitudini, i propri ricordi, i propri luoghi, i propri affetti, le proprie certezze, la propria casa, la propria città.Come chi sa che ritroverà tutto questo, un po’ alla volta, uscendo da questa storia più forte di prima.
Roberto Nardecchia
Luogo: L'Aquila
Luogo: L'Aquila
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