lunedì 16 novembre 2009

LE NOTE DI UNO DAVVERO SUONATO:CI SONO ANCHE IO

LE NOTE DI UNO DAVVERO SUONATO:CI SONO ANCHE IO
Ci Sono Anch’io (883)
Dopo aver parlato dei giovani oggi parlerò dei vecchi, o meglio di quei giocatori che, a prescindere dall’età, occupano l’ultimo posto nelle rotazioni della squadra. Ricoprire questo ruolo è dura, specialmente per chi lo fà per la prima volta in carriera (chiedere a Pelo per credere), ma è senza dubbio e senza retorica un ruolo fondamentale nell’equilibrio di una squadra.





Questi giocatori sono generalmente molto esperti (o con poco talento) , ormai non più fisicamente integri al 100%, ma hanno iniziato a giocare quando il verbo difendere era un pregio e non un verbo da perdenti (come per molti coaches “moderni”). Il loro ruolo è fondamentalmente quello di mettere la loro attitudine al servizio dei compagni durante gli allenamenti e dare tutto in quei minuti, pochi, in cui (generalmente soltanto se non sono presenti tutti gli altri) vengono chiamati in campo. Per interpretare al meglio questo ruolo ci vogliono: pazienza, altruismo ed equilibrio mentale. Fare il gregario non piace a nessuno, ma non esistono grandi squadre senza grandi gregari. Questo tipo di giocatore non deve cercare il suo successo tra le statistiche, seppur talvolta siano ottime, ma nelle piccole grandi cose che ha potuto dare alla squadra: un consiglio giusto ad un compagno nel momento caldo del match, la difesa sull’avversario più pericoloso, il tifo dalla panchina (o dalla tribuna), l’intensità e l’impegno nella settimana. Spesso il dodicesimo, dopo essersi impegnato tutta la stagione, magari a seguito di un innesto nella fase decisiva, viene mandato in tribuna. È il caso di Rizzo (a Rieti nel 2006\2007 nel campionato di Legadue) , quando, a seguito dell’arrivo di Cittadini a 4 giornate dalla fine, è stato costretto ad andare in tribuna proprio sul più bello. Tuttavia, dal coach ai compagni dal preparatore al presidente, tutti sanno che senza il suo apporto, tornare nella massima serie sarebbe stato molto più difficile.



Alla prossima.
Giorgio Bonfanti

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