mercoledì 8 aprile 2009

ETICA e SPORT?


Pubblichiamo oggi uno scritto di quel personaggio vulcanico che risponde al nome di Raffaele Imbrogno , apparso su diversi siti , tra cui basketincontro e allenatoripallacanestrogiovanile , con l 'intento di aprire magari una tavola rotonda sulle nostre colonne , con argomenti legati all'atteggiamento delle persone che hanno a che fare con lo sport. Spesso qui abbiamo denunciato determinati comportamenti di genitori ultras , parliamo anche però dell'atteggiamento dell'istruttore . Chi volesse scrivere può farlo a 1000basketblog@libero.it


ETICA e SPORT?


Le riflessioni di R.Imbrogno pubblicato sul sito www.basketincontro.it


Le brevi note che seguono prendono spunto da alcuni recenti articoli/comunicati/lettere apparse sul sito basketincontro, da uno scambio di e mail con Eduardo Lubrano e dalla partecipazione diretta in qualità di genitore ad una partita Under 14 maschile giocata a Latina diversi giorni fa.L’obiettivo che mi pongo è quello di esporre la mia modesta opinione sui temi etica e sport. Mi rendo contro che il sentiero, il crinale a mia disposizione è molto stretto, con il perenne rischio di cadere da un lato nella retorica e nell’altro in un generico buonismo. Spero di tenere il difficile equilibrio e soprattutto di non farvi addormentare.


Tempo fa Julio Velasco, sicuramente con più spessore di quanto io possa raggiungere, scriveva un interessante saggio su “Lo sport fra etica e moralismo” (cfr. Micromega n. 4 1995) nel quale affrontava diversi temi importanti per eliminare la latente ipocrisia insita nella pratica sportiva. Invitava ad evitare inutili flagellazioni, non essendo certamente lo sport una realtà a se stante e, quindi, immune dai mali di altre sfere del vivere umano, ma poneva alcuni distinguo pesanti. Ribadiva che un sano atteggiamento etico nello sport deve tenere contro che “… ci sono certe cose infatti che dipendono dalla morale che uno ha, perché non tutto può, o deve, dipendere dalle regole. C’è anche se non basta un fondo morale che è necessario perché una società sia migliore”. Regole che kantianamente dovremmo avere nella nostra testa a mo’ di guida nell’agire nello sport secondo i vari ruoli interpretati: giocatore, dirigente, allenatore, genitore, …. Nelle conclusioni affermava un concetto che ritengo molto illuminate. “Noi dello sport facciamo un mestiere molto particolare: non basta fare bene le cose, bisogna farle meglio degli altri, bisogna provare a vincere. Ma la vita non è un campionato, il mondo non si divide tra vincenti e perdenti: caso mai la prima grande distinzione dovrebbe essere tra brave e cattive persone. Poi, tra le cattive persone, ci sono anche dei vincenti, purtroppo. E tra le brave persone, purtroppo, ci sono anche dei perdenti.”Un concetto guida che vorrei utilizzare nel riesaminare e dare il mio contribuito a partire dalla partita under 14 a cui ho partecipato da spettatore/genitore. Chi fa sport, e nel mio caso chi allena o istruisce allenatori, non può pensare che solo per questo fatto, quasi per grazia ricevuta. fa del bene. Lo sport fatto bene, allenato bene, può fare bene, ma fatto, allenato male fa sicuramente molto male. Gli esempi da citare sarebbero innumerevoli che è il caso di sorvolare. Quindi è da riflettere su come stabilire se è uno sport è fatto bene ed allenato altrettanto. Al primo posto di una ipotetica scala di valori metterei il più profondo rispetto delle persone che giocano, dei ragazzi/e nel caso del settore giovanile. Questa qualità non viene purtroppo sviluppata/testata nei corsi che anche io tengo per contro del Comitato Nazionale Allenatori. Stiamo molto attenti a vedere se chi vuole allenare conosca il gioco, lo sappia insegnare, ma poco a quanta educazione e rispetto dell’altro mette sul campo. Eppure questa è la prima cosa. Al recente torneo dedicato a Beniamino Scarinci nell’intervento che mi è stato chiesto dagli organizzatori ho detto ai ragazzi presenti di cambiare società se dove stanno non li trattano con il dovuto rispetto, di cambiare sport se non trovano società di basket che mettono al primo post la persona e poi l’atleta. Di questo sono profondamente convinto ed è la linea guida nel suggerire a mio figlio dove poter praticare sport. Alcune discipline sportive, tra le quali il volley, da anni certificano la qualità dei Centri/Società di avviamento alla loro disciplina sportiva. Forse sarebbe il caso anche per il basket di iniziare a ragionare in questi termini. Ma non solo favorendo nei finanziamenti o sconti di tasse da pagare, club con istruttori/allenatori certificati e qualificati dalla Federazione, non solo per la qualità degli impianti messi a disposizione, dei medici, osteopati, psicologi che lavorano presso la società, ma anche e soprattutto, per il livello etico della Società Sportiva.Basterebbe analizzare squalifiche, incidenti ed altro ancora accaduto presso la società negli ultimi anni per poi dare o non il bollino blu di qualità certificato dalla Federazione. Fari si che questo riconoscimento abbia valenza anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche locali. Basterebbe inserire nei termini di valutazione degli aspiranti istruttori/allenatori anche una valutazione delle qualità etiche della persona per poi seguirlo da quel punti di vista anche in termini comportamentali in gara, favorendo con corsi gratuiti chi eccelle in questo aspetto, affiancando, inoltre, ai punti PAO anche dei punti qualità comportamentale e di Fair Play. Infine chiedo a chi così gentilmente mi ospita di promuovere una riflessione su come i mezzi di informazione debbano declinare la propria attività in termini di etica per i giovani. Ha senso parlare di una partita under 14 come se fosse una partita di Lega Uno o serie A dilettanti o anche questo linguaggio deve adattarsi al rispetto di soggetti in formazione? Grazie per l’ospitalità e spero di non aver annoiato troppa gente. Raffaele Imbrogno

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